L’articolo 10 del D.Lgs. n. 460 del 4 dicembre 1997 (“Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”) stabilisce i requisiti che le associazioni, e più in generale gli enti di carattere privato, devono possedere per godere del riconoscimento di ONLUS. Nell’ordinamento italiano, le associazioni cosiddette ‘animaliste’, ossia quelle che perseguono la protezione degli animali, l’affermazione dei loro diritti, la difesa della biodiversità e dell’ambiente, possono far parte di questa categoria. E, ça va sans dire, dei vantaggi che ne conseguono.
L’ISTAT contava ben 301.191 ONLUS nel nostro Paese (dati 2011). Queste organizzazioni vantano un regime fiscale agevolato, perché non esercitando attività commerciali non pagano le tasse sui proventi delle attività che svolgono; inoltre possono beneficiare dei contributi del 5×1000, nonché di donazioni di privati ed enti commerciali. Le ONLUS possono anche essere chiamate a contribuire, in diverse sedi e modalità, all’elaborazione di provvedimenti volti a normare i comportamenti della società civile, ad esempio partecipando a tavoli e commissioni. In fin dei conti, quindi, quello delle ONLUS è un lavoro a tempo pieno e il modo di operare è molto simile a quello di un’azienda, fatti salvi i benefici pratici e fiscali del volontariato. E tra le ONLUS, come per le aziende, non mancano neppure i maghi della finanza creativa. Entrando più in dettaglio, tra le agevolazioni e le esenzioni sono previste: l’esenzione dall’IVA per le prestazioni socio-sanitarie, incluse quelle ospedaliere, di cura, educative e di formazione; l’esenzione dall’imposta di bollo e dell’obbligo di emettere scontrino fiscale (solo per le attività istituzionali di utilità sociale); l’esenzione delle tasse di concessione governativa; l’esenzione dell’imposta di successione e donazione; l’esenzione dall’imposta sull’incremento del valore degli immobili; l’esenzione in materia di tributi locali; le agevolazioni in materia di imposte di registro; l’esenzione dall’imposta sugli spettacoli e intrattenimenti; le agevolazioni per l’organizzazione di lotterie, tombole, pesche e banchi di beneficenza; e l’elenco potrebbe proseguire ancora.
Perché le Onlus Animaliste sono economicamente più vantaggiose delle altre
Le tipologie di Onlus più vantaggiose dal punto di vista pecuniario sono sicuramente le associazioni animaliste, perché, come abbiamo evidenziato parlando delle leggi animaliste, sono destinatarie delle somme recuperate con le sanzioni pecuniarie previste dall’applicazione degli articoli 3, 7 e 8 della Legge 20 luglio 2004, n. 189 e possono costituirsi come parte civile danneggiata ai processi che riguardano il maltrattamento o sofferenza degli animali.
Volontariato o Azienda con vantaggi fiscali?
Per molte persone l’attività con le ONLUS rappresenta, in un certo senso, un mestiere: per altri – anche se formalmente non appaiono retribuzioni esplicite-, potrebbero esserci società di gestione, uffici stampa, servizi vari. che fanno capo a chi dirige, di fatto possono incassare anche molto di più di un semplice stipendio.
I Presidenti delle varie associazioni animaliste lavorano, o hanno mai lavorato? O vivono, direttamente o indirettamente, a carico delle ONLUS animaliste (ad esempio essendo cointestatari di società che collaborano con tali associazioni)? Oppure, semplicemente, grazie ai vitalizi da ex-parlamentari? Esistono immobili intestati a queste associazioni? Magari appartamenti abitabili, o B&B? Queste ONLUS risultano intestatarie di autovetture? Barche? Tali proprietà sono in qualche modo compatibili con le finalità associative dichiarate? Vengono utilizzate solo per le attività legate al volontariato? Come è possibile verificare tutto questo?
Abolire le Onlus che non perseguono la finalità sociale
Per rispondere a queste domande, basterebbe ricordare che lo Stato prevede delle linee guida per le ONLUS, i cui punti cardine sono rendicontabilità, trasparenza e accessibilità. Purtroppo il rispetto di queste linee guida non è obbligatorio, eppure se lo fosse ciò potrebbe contribuire ad arginare il fenomeno dell’evasione fiscale mascherata da volontariato, rimuovendo lo status di organizzazione no-profit laddove non si perseguano reali finalità sociali, ad esempio qualora l’attività associativa si ponga in contrasto con le finalità sociali dichiarate (per esempio la tutela dell’ambiente e della biodiversità) oppure quando tale attività si traduca in una minaccia per i reali soggetti “deboli” e le categorie “svantaggiate”, proprio quelle che dovrebbero essere destinatarie della solidarietà sociale e che invece spesso finiscono per essere dipinte come mostri.
Perchè alcune associazioni animaliste devono perdere la dicitura di Onlus?
- Si impegnano attivamente ad ostacolare la ricerca in vivo, supportando economicamente e legalmente attivisti che hanno danneggiato centri di ricerca e allevamenti dove si svolgevano tra l’altro ricerche di particolare interesse sociale;
- Ostacolano tramite mailbombing, manifestazioni e ricorsi iniziative finalizzate alla tutela ambientale, anche quando le stesse sono intraprese direttamente dalla Pubblica amministrazione, normate a livello europeo e valutate dagli esperti;
- Istigano e fomentano contrasti contro categorie lavorative ed esponenti della società civile che lavorano con gli animali,Sfruttano il diritto di manifestare il proprio pensiero, sancito dalla Costituzione, per ostacolare altre libertà di taluni Cittadini, altrettanto garantite dalla Costituzione e disciplinate dalla legge, quali lo svolgere un’attività lavorativa, il praticare uno sport, l’assistere ad uno spettacolo;
- Il medesimo uso-abuso del diritto di manifestare il proprio pensiero viene anche utilizzato per ostacolare la Ricerca scientifica e medica in vivo, magari tesa a salvare/migliorare la vita dell’Uomo e condotta da Fondazioni nate con tale scopo;
- Contrastando operazioni attuate dalla Pubblica Amministrazione per salvaguardare l’ambiente e la sicurezza dei Cittadini ( quali ad esempio il controllo di popolazioni animali dannose) entrano palesemente in contrasto con la finalità dichiarata da dette associazioni di tutela e valorizzazione dell’ambiente. Per perseguire tale scopo, ricorrono ai TAR, ponendo in contrasto diversi organi dello Stato ad ulteriore danno della collettività;
- A livello mediatico, contribuiscono a dipingere taluni soggetti come “mostri”, istigando contro di essi una vera e propria “caccia alle streghe”, spesso associata a richieste di donazioni ai sostenitori per fronteggiarla;
- I bilanci, in alcuni casi multimilionari, pubblicati in modo che sia difficile analizzarli e comprendere, ad esempio, quanto percepiscano (e in che forma) le cariche di vertice delle associazioni. Dirigenti che di fatto non esercitano alcuna altra attività se non quella di dirigente dell’associazione….
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