Animalisti vs Veterinari

ODI ET AMO TRA ANIMALISTI E VETERINARI

Che il rapporto tra animalisti e veterinari non sia sempre rose e fiori non è forse una novità. Tra le associazioni animaliste più importanti, sembrerebbe però che solo la LAV abbia espresso a volte una certa antipatia nei confronti dei veterinari. Ma non è sempre stato così: c’è stato un tempo in cui i rapporti erano più armoniosi, LAV partecipava agli eventi FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) e viceversa. Addirittura, l’ANMVI (Associazione Nazionale dei Medici Veterinari) partecipava insieme alla LAV al gruppo interparlamentare Animali (1,2), al quale aderiscono numerosi politici per portare avanti le proposte di legge animaliste. Negli ultimi anni qualcosa deve essere cambiato, e l’assenza di notizie sembra confermare che i veterinari non partecipino più alla costituzione di quel gruppo, anche se, ultimamente, abbiamo visto una specie di riavvicinamento, con LAV e FNOVI che promuovono leggi per proibire animali nei circhi, basato su studi non scientifici, il piano di prevenzione dei randagi promosso dalla presidentessa della LEIDA.

IL VETERINARIO DEVE ESSERE ANIMALISTA

“Con chi sta il veterinario?” tuonava tempo fa Felicetti, presidente della LAV, evidenziando la situazione di conflitto tra animalisti e professionisti. I secondi avrebbero dovuto forse essere più animalisti (e meno professionisti) nell’esercizio della propria professione? Avrebbero dovuto presumibilmente cancellare la SIVAL (Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio) e la SIVAE (Società Italiana Veterinari Animali Esotici), ed entrare in conflitto con le realtà produttive.

Nella sezione “vittime” abbiamo visto come la LAV abbia diffuso nomi di presidenti di diverse associazioni veterinarie (ANMVI, SIVAL, AISAL) spacciandoli impropriamente per periti di Green Hill. Si tratta di un segno tangibile in tutta la sua violenza di un questo complicato rapporto – quello tra animalisti e veterinari – che deve ha cominciato a manifestarsi molto tempo prima. Per esempio, il movimento animalista e i magistrati ad esso vicini provarono a togliere di mezzo i veterinari pubblici nell’accertamento del reato di maltrattamento animale.

IL VETERINARIO: ESPERTO NON RICHIESTO PER ACCERTARE IL REATO DI MALTRATTAMENTO

Ed ecco di nuovo Maurizio Santoloci (magistrato della Corte di Cassazione e direttore dell’ufficio legale della LAV) che, insieme alla vicepresidente della LAV avv. Carla Campanaro, scriveva sulla rivista Diritto Ambiente: “ma dove è scritto che un organo di polizia giudiziaria per accertare un maltrattamento di animali deve necessariamente rivolgersi ad un veterinario ASL e non può verificare gli estremi del reato in via diretta?”.

Tale affermazione è stata aspramente criticata dal Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica (SIVeMP), che l’ha definita  una “inusuale e “innovativa” interpretazione giuridica in tema di accertamento del reato di maltrattamento di animali”. Il SIVeLP (Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti), invece, ha chiesto ai Veterinari di sospendere ogni collaborazione con chi disconosce la loro professione. Anche l’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani), pur non citando direttamente la LAV nella propria replica, nel difendere il ruolo del Veterinario ha fatto notare come “l’incitazione al sequestro può significare creare effettive sofferenze all’animale maneggiato o gestito da persone incompetenti”, e che “questa frettolosa ansia di accertare il reato, solo “percependolo”, con “autonomia di accertamento” da parte di “un organo di PG non passivo”, che agisca sbrigativamente con “intuito accertativo”, sulla base della “percezione comune”, non è accasabile in uno Stato di Diritto, ma fa piuttosto pensare a criteri da giustizia sommaria”. E ancora: “Le cronache abbondano di abbagli e cantonate che sono costate sofferenza e qualche volta decesso agli “animali maltrattati””.

Al magistrato animalista fa seguito una nota diramata dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Ancona, Paolo Gubinelli, che a proposito delle “Tecniche di indagine in materia di reati contro gli animali”, sostiene che: “Non è necessario, e spesso è anzi controproducente per le indagini, che venga coinvolto il Servizio veterinario dell’ASUR, al fine di redigere certificati di buona o cattiva salute degli animali, che potranno solo attestare situazioni fisiche apparenti, come visto ormai praticamente ininfluenti a seguito della normativa vigente. Il sequestro è infatti di attività di P.G., che va compiuta solo da soggetti a ciò abilitati, senza interferenze da parte di organi ad altro deputati”.

Come se ciò non bastasse, in un fascicolo, la LAV istruisce la Polizia di Stato dove (a pag.16) si ribadisce che non è da ritenersi necessaria la presenza di un medico veterinario per accertare lo stato di maltrattamento dell’animale; viene anzi sostenuto che tutti gli organi di polizia giudiziaria siano tenuti ad accertare il reato di maltrattamento, evidenziando come al contrario i servizi veterinari delle ASL non siano elencati (pag. 17) dalle disposizioni in materia di maltrattamento animale!

WELFARE ANIMALE CONFUSO CON WELLNESS

Per quanto riguarda l’ambito zootecnico, si direbbe proprio che gli animalisti non abbiano ben chiaro il concetto di benessere animale. Questo è un concetto molto generale che può generare confusione ai non addetti al settore, e che può essere inteso sia come ciò che gli inglesi definiscono “welfare”, sia come “wellness”. Chiaramente l’interpretazione animalista abbraccia la “wellness” più che il “welfare”, ed è confacente più ai centri SPA e Wellness, che non ad una buona conduzione dell’allevamento (welfare). In termini più semplici: in un’ottica puramente animalista gli allevamenti non dovrebbero semplicemente esistere.


Ma torniamo al caso Green Hill, già protagonista in vari punti delle puntate precedenti. È bene tornare a ripetere (per l’ennesima volta) che ciò che si è visto al processo era completamente differente da ciò che è stato diffuso dai media, ma è importante guardare a questa storia anche focalizzandosi sul suo aspetto prettamente giudiziario. I giudici hanno ritenuto infatti che la consulenza di Enrico Moriconi (veterinario privato nominato come perito dal PM Ambrogio Cassiani, animalista e socio onorario della LAV) fosse più rilevante di quella dei veterinari pubblici delle ASL, nonostante questi ultimi fossero autori di 67 controlli e avessero quindi una adeguata formazione sia generale che sul caso specifico, e addirittura dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia, che con la sua dettagliatissima analisi poteva ritenersi detentore della massima esperienza in materia. Non contenta di averli sostanzialmente estromessi dal processo, la LAV, ha pure deciso di chiedere un’inchiesta su ASL e veterinari pubblici: ” Ministro e Regioni indaghino dull’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia”, mentre Michela Vittoria Brambilla organizzava un’interrogazione parlamentare.
Ma le accuse contro l’Istituto Zooprofilattico non sono finite, dal processo Italcarni, sempre portato avanti dalla coppia LAV-Cassiani, Il Giornale di Brescia parla di due veterinari “fatto rimborsare con soldi pubblici le spese affrontate per un corso d’aggiornamento che l’ente non aveva autorizzato.” altra inchiesta targata Cassiani.
Non sorprende constatare che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia ospita i vertici della deontologia provinciale e nazionale (FNOVI) dei Medici Veterinari.

Se non bastasse il trattamento riservato ai veterinari del settore pubblico si può sempre aggiungerci quello riservato ai liberi professionisti, che continuano a subire vessazioni da parte di persone che si professano animaliste e li contattano telefonicamente o sui social network pretendendo cure gratuite, immediate e di beneficenza nei confronti dei propri animali.

Ma la lista non è finita perchè neppure le Università vengono risparmiate: come i blitz animalisti con lanci di uova [i vegani non mangiano le uova, le lanciano n.d.R]  e letame alla facoltà Veterinaria di Bologna per impedire lo svolgimento normale delle lezioni.

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Fronte Animalista che ha imbrattato l’ambulatorio di una veterinaria, falsamente accusata di aver fatto morire un gattino.

Il braccio di ferro tra veterinaria e animalismo culmina parlando di animali esotici: ad esempio, probabilmente per via del timore di possibili ripercussioni sull’attività della Facoltà in seguito a pressioni della LAV, l’Università di Pisa decise di rinviare un seminario sul benessere degli animali non convenzionali. A questo seminario avrebbero dovuto partecipare alcuni veterinari – tra i massimi esperti della materia – che secondo la LAV avrebbero “la colpa” di essere collaboratori sanitari di zoo e circhi.

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