Scienziati venduti all’animalismo? Lo strano caso di Stephen Harris

Stephen Harris è uno scienziato rinomato che ha condotto numerosi studi su tematiche che stanno a cuore alla causa animalista per esempio ha condotto studi contro il circo con gli animali,  la caccia alle volpi con i cani, gli zoo e le pellicce ricevendo ingenti finanziamenti dalle associazioni animaliste e aspre critiche dagli scienziati che studiano nei vari settori. Molti dei suoi studi sono stati cruciali per ottenere proposte di legge a favore della causa animalista.

IL PERITO IMPARZIALE AMICO DELL’ACCUSA

Siamo nel dicembre 2015. In Inghilterra una notizia fa molto scalpore: un processo su un fenomeno di presunta caccia illegale era decaduto.  Il perito super partes, un professore dell’Università di Bristol, si era scoperto non essere molto “super-partes”.

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Paul Tilsley ritratto presso il santuario di Somerset, sorregge un cartello crivellato presumibilmente dai pro-caccia.

Il perito non aveva informato la corte processuale di essere amico di vecchia data di Paul Tilsley, capo investigazioni presso la League Against Cruel Sports, una influente associazione animalista impegnata principalmente contro la caccia. La stampa nazionale rivela anche le altre estensive e ramificate connessioni del perito con il gruppo.

 

 

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Fonte: Daily Telegraph,  dicembre 2015: Hunting convictions thrown into doubt after court case collapses
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Fonte: The Times,  7 dicembre 2015: Hunt case collapses over expert’s ‘bias’

Il perito era Stephen Harris, un facoltoso professore che insegnava scienze ambientali all’Università di Bristol,  former chariman of the Mammal Society, “ritiratosi” misteriosamente dall’Università nel Febbraio 2017.

La notizia era così inaspettata che alcuni studenti e altri attivisti animalisti hanno organizzato una petizione affinché Harris tornasse ad insegnare.

Per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro.

STUDI MANIPOLATI

Nel Dicembre 2016, L’Università di Bristol e il Governo del Galles avevano ricevuto una lettera molto particolare direttamente dal Texas da un professore che si occupa di Benessere Animale che lamentava come i suoi studi e quelli di altri scienziati fossero stati manipolati in una review finanziata dal governo.

Cos’è una review scientifica? Una review è revisione delle pubblicazioni scientifiche su un dato argomento. L’obbiettivo è riassumere i dati provenienti da strumenti di ricerca primari, quali gli studi di campo.

Lo scienziato americano era Theodore Friend, aveva condotto 9 anni di ricerche di campo nei circhi e spettacoli viaggianti americani per conto dell’USDA APHIS Animal Care (la sezione dell’ USDA che si occupa delle ispezioni per il benessere animale in laboratori di ricerca, zoo e circhi) e prodotto numerose pubblicazioni scientifiche in merito. Friend nella lettera lamentava come il significato delle sue ricerche fosse stato totalmente stravolto.

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Pubblicazioni scientifiche del prof. Theodore Friend sui circhi:

Friend, T. H. 1999. Behavior of picketed circus elephants. Appl. Anim. Behav. Sci. 62:73-88.

Friend, T. H. and M. L. Parker. 1999. The effect of penning versus picketing on stereotypic behavior of circus elephants. Appl. Anim. Behav. Sci. 64:213-225.

Gruber, T. M., T. H. Friend, J. M. Gardner, J. M. Packard, B. Beaver, and D. Bushong. 2000. Variation in stereotypic behavior related to restraint in circus elephants. Zoo Biology 19:209-221.

Toscano, M. J., T. H. Friend and C. H. Nevill. 2001 Environmental conditions and body temperature of circus elephants transported during relatively high and low temperature conditions. J. Elephant Managers Association 12:115-149.

Nevill, C. H. and T. H. Friend. 2003. The behavior of circus tigers during transport. Appl. Anim. Behav. Sci. 82:329-337.

Williams, J. L. and T. H. Friend. 2003. Behavior of circus elephants during transport. J. Elephant Managers Association 14:8-11.

Nevill, C. H., T. H. Friend and M. J. Toscano. 2004. Survey of transport environments of circus tiger (Panthera Tigris) acts. J. Zoo and Wildlife Medicine 35:167-174.

Nevill, C. H. and T. H. Friend. 2006. A preliminary study on the effects of limited access to an exercise pen on stereotypic pacing in circus tigers. Appl. Anim. Behav. Sci. 101:355-361.

Krawczel, P.D., T.H. Friend and A. Windom. 2006. Stereotypic behavior of circus tigers: Effects of performance. Appl. Anim. Behav. Sci. 95:189-198.

Nevill, C. H., T. H. Friend. & Windom, A.G. (2010) An evaluation of exercise pen use by circus tigers (Panthera tigris tigris) Journal of Applied Animal Welfare Science, 13, 164-173

 

Le dichiarazioni di Theodore Friend alla conferenza “Animali nei circhi, studi scientifici smentiscono le bugie degli animalisti” tenutasi il 9 marzo 2018 nella Sala “Caduti di Nassirya”, nel Senato Italiano: il professore lamenta come le associazioni animaliste abbiano ripetutamente mal interpretato i suoi studi per vietare i circhi nel mondo. Di seguito il video:

Il professore Theodore Friend ha studiatole stereotipie (atteggiamenti particolari ripetitivi, senza finalità, spesso correlati a stati di stress), le loro cause e riduzione, il trasporto nei camion e nei treni, la temperatura, i gas nocivi, l’acqua, l’alimentazione,  il comportamento animale durante il trasporto,  durante lo spettacolo e durante la vita quotidiana, quando il circo si insediava in una nuova piazza e quando smontava.
Dalle sue ricerche si evince che il rapporto con gli allenatori e l’esercizio ha un effetto benefico nella riduzione delle stereotipie e gli animali sono abituati al trasporto e ai cambi di ambiente: i nuovi stimoli sono un arricchimento ambientale utile a ridurre atteggiamenti relativi allo stress.

LE “REVIEW” CONTRO CIRCHI

Il Governo del Galles nel 2016 aveva deciso di vietare gli spettacoli nei circhi viaggianti.  Rebecca Evans, un membro del Parlamento, aveva annunciato che il  Governo stava cercando di vietare il circo con gli animali selvatici nello stesso momento in cui si era deciso di condurre un’analisi della letteratura scientifica sui circhi.

“Io (Rebecca Evans, Deputy Minister farming and Food) ho commissionato al prof. S. Harris (2nd Lord Dulverton memorial Professor of Environmental Sciences all’Universita’ di Bristol)
“— di eseguire una review indipendente sull’evidenza scientifica globale riguardo il welfare animale, fisico e mentale, di animali selvatici e non/addomesticati in circhi viaggianti e non” “Il lavoro sarà condotto da Stephen Harris, che sarà coinvolto in tutti gli aspetti, di offrire una ampia descrizione della letteratura scientifica disponibile e di offrire una considerazione bilanciata di essa”

Il Prof Harris era stato scelto per produrre questa review, nonostante fosse stato rivelato come esperto imparziale dalle testate nazionali già nel 2015. Così egli ha prodotto insieme a Dorning e Pickett:

The welfare of wild animals in traveling circuses – J. Dorning, S. Harris and H. Pickett (2016)

Sembrerebbe che la scelta nei confronti di Harris non fosse stata casuale. Harris aveva infatti già prodotto due review contro i circhi: una nel 2006 commissionata dalla RSPCA, Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, nota e influente associazione animalista inglese contraria ai circhi, e una pubblicata nel 2009 dal gruppo editore UFAW (Universities federation for Animal Welfare, che pubblica una rivista chiamata Animal Welfare). Da Animal Welfare è stata pubblicata su New Scientist “Circus Captivity is beastly for wild animals“.

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A review of the welfare of wild animals in circuses – Stephen Harris, Graziella Iossa, & Carl D. Soulsbury
– 2006, non pubblicato, commissionato da RSPCA

logo.pngAre wild animals suited to a travelling circus life?”- G.Iossa, C.D. Soulsbury and S. Harris (2009) Animal Welfare. 18:129-140.

 

Ma la UFAW e la RSPCA avevano già finanziato anni prima, nel 1990, una scienziata esperta di etologia animale, la dr. Marthe Kiley-Worthington che ha condotto uno studio di campo della durata di 2 anni sui circhi del Regno Unito, osservando il loro trasporto, i loro alloggi invernali, lo spettacolo e la loro vita quotidiana, misurando i loro comportamenti.

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La dottoressa. Marthe Kiley-Worthington

Questo studio estensivo è stato pubblicato sotto forma di libro, ma non dalla RSPCA né addirittura dalla UFAW.

Animals in Circuses and Zoos: Chiron’s world? Marthe KileyWorthington, 1990. Basildon, Essex, Little Eco-Farms Publishing. 240 pp.

Come testimoniato dalla dr. Marthe Keily-Worthington, chi l’ha finanziata si aspettava che producesse una ricerca contro gli zoo e i circhi. Quando il risultato degli studi della Worthington è stato che gli zoo e i circhi per loro natura non sono causa di sofferenza animale ma dipende da come essi vengono gestiti, l’RSPCA, dapprima ha cercato di intimidirla, successivamente si è rivolta ad un altro scienziato, cioè Stephen Harris, che non ha condotto alcuni studi di campo, né messo piede in un circo, ma con l’analisi (forzata e imparziale come sostengono acuni degli Autori da lui citati) è riuscito a soddisfare le richieste dell’associazione animalista inglese.

Le dichiarazioni di Marthe Kiley-Worthington alla conferenza “Animali nei circhi, studi scientifici smentiscono le bugie degli animalisti” tenutasi il 9 marzo 2018 nella Sala “Caduti di Nassirya”, nel Senato Italiano: la ricercatrice racconta delle sue ricerche nell’ambito dei circhi e della manipolazione scientifica dei suoi lavori.

 

Le review di Stephen Harris sugli animali negli spettacoli viaggianti, in contro tendenza rispetto agli studi di campo, stabilivano che il welfare animale in queste condizioni non sarebbe mai potuto migliorare e che gli animali avrebbero dovuto essere sottoposti ad eutanasia o tolti dai circhi.

Lo scienziato Theodore Friend ha spiegato punto per punto come il gruppo dell’Università di Bristol avesse manipolato i suoi studi:

Di seguito sono riportati alcuni esempi specifici dell’uso strumentale che Dorning, Harris e Pickett (2016) hanno fatto dei miei studi per costruire avallare le loro tesi:

Pagina 79. Colonna in basso a sinistra. Gli autori riconoscono che gli animali in cattività mostrano dei comportamenti anticipatori prima di nutrirsi, prima del training o prima di uscire all’aperto “perché questi sono eventi rari positivi” e citano alcuni dei miei articoli a sostegno di tale affermazione. Ma questi eventi positivi non sono certamente “rari” (termine loro) per gli animali del circo. Gli animali del circo vengono nutriti varie volte durante l’arco della giornata (mentre i grandi felini una volta al giorno), abbeverati più volte al giorno, le sessioni di allenamento quotidiano sono comuni e hanno accesso quotidiano allo spazio esterno [1,2,3,4,9,10,11].

Ma questi autori hanno anche abbandonato gli stimoli aggiuntivi provenienti da spettacoli, foto, incontri e saluti. Nel tentativo di negare il positivo, hanno poi usato una “nota” pubblicata sulle volpi che hanno imparato ad anticipare un evento avverso.

Pagina 80. Colonna in mezzo a sinistra. Gli Autori citano alcuni dei miei studi sul comportamento stereotipato nelle nelle tigri e, per sostenere la loro posizione infondata, citano un esperimento condotto su animali di allevamento per sostenere che gli animali che manifestano un comportamento stereotipato per più del 10% dell’arco della giornata hanno “compromesso in modo inaccettabile il benessere” (Broom, D.M. (1983) Stereotypies as animal welfare indicators. In: Smidt, D. (ed.) Indicators relevant to farm animal welfare. The Netherlands: Springer). Questo è assurdo perché la maggior parte delle stereotipie negli animali del circo sono semplicemente comportamenti anticipatori al cibo[1], acqua[1], performance [1,9,10] e trasporto [6,7].

Pagina 85. Colonna in basso a destra. Gli autori ammettono malvolentieri che i frequenti cambi degli animali del circo possano valere come arricchimento ambientale per alcune specie e ovviamente questo è vero. Tuttavia negano ogni possibile vantaggio citando studi condotti su ratti, dove una pulizia regolare delle gabbie “è stata associata ad un aumento del cannibalismo e a una riduzione della maneggevolezza”. (Burn,C.C.& Mason, G.J. (2008) Effect of cage cleaning frequency on laboratory rat reproduction, cannibalism, and welfare. Applied Animal Behaviour Sci., 114:235) Questo può essere vero per i ratti da laboratorio in cui le scie olfattive sono estremamente importanti, ma per gli animali da circo? Se gli animali fossero meno docili ogni volta che il circo ha cambiato location, cosa accadrebbe alle performance? Per caso esistono fenomeni di cannibalismo negli animali del circo?

Pagina 123. In mezzo a destra. Qui gli autori menzionano una trial che il sottoscritto ha condotto su una mandria di elefanti deliberatamente esclusa da uno spettacolo. Ho anche mostrato i video di questo trial in un meeting internazionale della Society for Applied Ethology. In tutte le conferenze e in tutti i documenti scritti, sostengo in modo chiaro che questi elefanti sono stati tenuti in singole mandrie “matriarcali”, costituite da una femmina anziana e da due a quattro femmine più giovani. I keeper sapevano che la mescolanza degli elementi di questi gruppi avrebbe potuto comportare problemi sociali, proprio come avviene in natura, per cui questi elefanti hanno fatto delle passeggiate, sono andati a fare il bagno e sono state trasportati in gruppi separati. In questi video le mandrie degli elefanti hanno anche eseguito le performance nella propria pista. Questo circo aveva una tenda con cinque piste, quindi c’erano cinque gruppi matriarcali. Gli Autori affermano che il fatto che questi elefanti eseguano atti della loro performance quando lasciati fuori dallo spettacolo “potrebbe essere legato all’ansia dovuta alla separazione sociale”. Ovviamente è una sciocchezza.
Inoltre, se si trattasse di “ansia dovuto alla separazione sociale”, perché questi elefanti erano in grado di eseguire atti del loro spettacolo a tempo di musica senza i trainer presenti? [2]

Pagina 124. Sezione intitolata “Riproduzione”. Questa sezione si occupa principalmente di elefanti, ovviamente, poiché le tigri del circo e altre specie si riproducono molto facilmente e quindi c’è una sovrabbondanza di questi animali. Se i rapporti Harris fossero imparziali, perché per la riproduzione ha parlato unicamente degli elefanti e non per esempio delle tigri o di altre specie animali?
Lasciatemi offrire ulteriori chiarimenti su alcune delle dichiarazioni fatte da Harris relative all’accoppiamento degli elefanti.
Nel lavoro del 2016 egli accusa i circhi di collaborare poco con gli zoo per quanto riguarda l’impegno di fare riprodurre gli elefanti. Personalmente posso dire di avere avuto un’esperienza diretta sulla collaborazione tra zoo e circhi quando alcuni dei nostri fisiologi riproduttivi hanno lavorato con il Circo Carson & Barnes venti anni fa.

Quel circo è stato molto orgoglioso del proprio programma di riproduzione, il quale comprendeva anche la raccolta di campioni ematici che venivano spediti allo zoo principale degli Stati Uniti (in Oregon) come parte di un programma comune di riproduzione. Il sangue veniva analizzato in modo da poter valutare i cicli di estrali, il gruppo è stato molto all’avanguardia nello sviluppo di un sistema di ‘inseminazione artificiale negli elefanti, utilizzando lo sperma spedito dallo zoo. loro elefanti sono stati addestrati per sollevare un piede per il campionamento di sangue utilizzando il rinforzo positivo (di solito un panino). Solo un anno o due dopo lo zoo ha concluso il programma, quindi ho chiamato il direttore dello zoo per capire il motivo. Egli mi ha spiegato che gli animalisti avevano parlato della collaborazione tra zoo e circhi e che stavano contrastando le raccolte fondi in sostegno dello zoo. Si era molto scusato per aver fermare il programma perché il circo aveva molti più elefanti dello zoo, ma non aveva altra scelta.

Molti direttori degli zoo mi hanno detto che preferiscono gli elefanti del circo, perchè sono equilibrati, addestrati e in forma fisica migliore rispetto agli elefanti degli zoo. Il consenso generale è che la formazione e la forma fisica degli elefanti del circo aumenti i tassi di fertilità, purtroppo i circhi non viaggiano solitamente con maschi interi per ragioni di sicurezza, inoltre non si poteva riprodurre gli elefanti durante il viaggio per massimizzare concepimenti.

Recentemente alcuni circhi e proprietari indipendenti si sono arresi con l’allevamento degli elefanti a causa delle pressioni esercitate dagli animalisti. È comico che i circhi e i proprietari privati ​​siano stati criticati per avere ridotto i loro programmi di accoppiamento quando sono stati costretti a chiudere l’attività a causa delle pressioni esercitate da report di parte come quelli di Harris.

Pagina 133. Effetti della prestazione. Questa sezione è semplicemente contraria alle comuni conoscenze mediche. Certamente gli animali del circo dovrebbero eseguire movimenti fisicamente impegnativi, ma non c’è nulla di male. L’esercizio è importante e fa bene. Quale medico non incoraggia i pazienti anziani ad esercitarsi usando l’espressione “ use it or lose it?”
L’attività fisica è importante o no anche per la salute dei nostri cani e dei nostri cavalli? Ovviamente nulla esclude che gli elefanti potrebbero raramente tornare indietro e le lesioni del circo quando l’allenatore è negligente e non prende il problema, ma i cavalli possono avere lesioni minori simili. Gli autori sono molto critici per quanto riguarda la posizione eretta sulle zampe posteriore negli elefanti, descrivendola come “ movimento innaturale”. Potete vedere la foto allegata in fondo all’articolo di un elefante selvaggio che si erge in piedi sugli arti posteriori, è un comportamento comune in natura.
[se non fosse un movimento naturale, la copula non potrebbe avvenire n.d.R.]

Pagina 135. In alto a sinistra. Certamente molti elefanti degli zoo pesano più del normale, ma i gestori dello zoo non è che hanno scelta. Se i loro elefanti non sono ben nutriti, vengono criticati dagli attivisti ignoranti. Nonostante questo lo studio presentato dagli autori c’entra poco perchè gli elefanti dei circhi in sovrappeso sono rarissimi (essendo atleti), proprio come i giocatori di calcio (calcio) oi cavalli da prestazione.

Pagina 139 In basso a destra. Questa è una grave manipolazione di uno dei miei studi[7]. Nei nostri studi abbiamo concluso che gli elefanti manifestano meno stress durante il viaggio perché consideravano i mezzi di trasporto autorizzati come “casa”. Ciò che gli autori mi hanno attribuito (che non ho scritto) invece è stato “dal momento che gli animali del circo spesso trascorrono gran parte del loro tempo in mezzi di trasporto autorizzati anche quando non viaggiano” Purtroppo, questa è solo una delle tante false dichiarazioni attribuite ai miei studi.

Pagina 140. Trasporto. Gli autori hanno fatto un lavoro molto abile nel raccogliere stralci dei miei studi per cercare di dimostrare le loro tesi. Nei nostri studi noi ci siamo limitati a discutere i dati, evitando di fare affermazioni importanti. Tutto quello che abbiamo visto e documentato è che gli elefanti [7] e gli tigri [6,8] prima di trasferirsi manifestano un aumento delle stereotipie. Harris et al. sostengono che la manifestazione di stereotipie sia per forza di cose legate allo stress [1,2,7] in realtà esiste una corposa letteratura scientifica che spiega come questi comportamenti possano avvenire anche in situazioni positive per il benessere animale (n.d.R. prima di mangiare, prima del gioco).

Pagina 141. In basso a sinistra. Sono molto deluso che gli Autori non hanno spiegato che l’elefante asiatico che mostrava un aumento delle stereotipie del 400% e problemi legati al sonno era stato trasferito per scopi di allevamento (Laws, N., Ganswindt, A., Heistermann, M., Harris, M., Harris, S. & Sherwin, C. (2007) A cast study: fecal corticosteroid and behavior as indicators of welfare during relocation of an Asian elephant. J Appl. Animal Welfare Sci 10, 349.)

Un enorme aumento delle stereotipie e dei disturbi del sonno si sono verificati quando all’elefante Chang è stato prima consentito il contatto con le quattro femmine durante il giorno, e poi veniva separato dalle femmine durante la notte. Non riesco a capire perché gli autori abbiano attribuito le stereotipie comportamentali e i disturbi del sonno al viaggio che è avvenuto molti giorni prima, piuttosto che non all’eccitazione di essere messi in contatto con le femmine durante il giorno e la frustrazione di essere allontanato dalle femmine ogni notte.

Il professore ha anche fatto notare un altro  problema relativo alla review del 2016 di Harris:

“Nonostante il compito di S. Harris fosse quello di includere l’”evidenza scientifica globale”, limitando la review a articoli con “tre o più Autori”, il Prof. Harris è riuscito a ignorare sia lo studio di Marthe Kiley-Worthington che il Radford Report, oltre che sei delle mie ricerche pubblicate riviste scientifiche peer-review. Durante i miei oltre quarant’anni di ricerca, non ho mai visto nessuno che ha deliberatamente omesso articoli peer-review che elencassero uno o due Autori, o i maggiori libri sull’argomento. Questa tattica deliberata di abuso del “metodo scientifico” sarebbe esitata in un licenziamento nella mia Università. 

Nel lavoro del 2016 troviamo come co-autrice Heather Pickett che ha collaborato con Steven Harris e Jo Dorning per produrre altre review (non pubblicate) a sostegno delle battaglie animaliste.

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Heater Pickett, co-autrice con S. Harris in diverse pubblicazioni finanziate dalle associazioni animaliste

Heather Pickett si definisce come lobbista ed ha lavorato per tutte le più grandi associazioni animaliste che promuovono la teoria della liberazione animale: l’idea su cui si basano è che gli esseri umani non abbiano diritto a mangiare carne o prodotti di origine animale.
Nel suo profilo di Linkedin ha scritto  su di sé:

“Sono capace di utilizzare degli studi scientifici in modo da costruire un caso persuasivo per campagne efficaci, raccolte fondi e lobbismo. Il mio lavoro è stato utile in campagne all’interno del Regno Unito e dell’Unione Europea e presso le maggiori aziende e compagnie per ottenere importanti risultati politici.”


Tra i suoi clienti ha citato numerose associazioni animaliste milionarie come di nuovo la Royal Society for Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), World Animal Protection (chiamata precedentemente World society of Protection of Animals), Compassion in World Farming, Respect for Animals, OneKind e Four Paws. Tutte queste associazioni animaliste (tranne World Farming Respect) si sono opposte a circhi e zoo. Ha organizzato anche campagne contro i delfinari e gli acquari commissionate da Sea Shepperd e The League Against Cruel Sports.

Insieme a S. Harris, la Pickett ha anche prodotto un report contro le pellicce:

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S. Harris, H. Pickett The case against fur factory farming: a scientific review of animal welfare standards and ‘WelFur’” finanziato da  “Respect for animals: fighting the international fur trade”

 

Approfondiremo questo report in seguito nella sezione opportuna.

COME I LAVORI DI HARRIS VENGONO UTILIZZATI DALLE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE PER FARE PRESSIONE A GOVERNI E ISTITUZIONI

Le review dei circhi di Harris sono state utilizzate dai gruppi animalisti tramite Eurogroup4Animals , alla quale aderiscono la RSPCA e la LAV. L’Eurogroup4Animals agisce attraverso l‘Intergroup on the Welfare and Conservation of Animals a livello del Parlamento europeo. Quest ultimo è un analogo dell’Intergruppo parlamentare Animali in Italia, un gruppo di parlamentari di diversi schieramenti che portano avanti le istanze animaliste, tramite proposte di legge, interrogazioni parlamentari e iniziative per conto delle associazioni animaliste.

Quindi dall’Eurogroup4Animals è passato alla FVE (Federation of Veterinary Europe), che è una ONG con sede a Bruxelles –  e non un organo istituzionale – che si propone di rappresentare i veterinari europei.

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Nella foto Carla Bernasconi che sottoscrive l’accordo randagismo con l’Onorevole Brambilla, rappresentante di Movimento Animalista.

 

 

Dalla FVE è quindi stato assorbito dalla FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani), soprattutto grazie all’impegno di Carla Bernasconi, vicepresidente della Federazione dei Veterinari Italiani dal 2009, che spesso si offre di portare avanti le istanze animaliste all’interno della professione veterinaria in Italia.

 

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Dall’Eurogroup4Animals i report di Harris sono passati alla LAV che li ha utilizzati per spingere per il divieto dei circhi a livello italiano tramite l’Intergruppo Parlamentare Animali ed è stata organizzata una conferenza nella quale hanno preso parte i maggiori protagonisti che hanno spinto per il divieto degli animali nei circhi in Italia (Harris, Bernasconi, ADI, LAV).

Quando era stato prodotta la prima review di Stephen Harris contro i circhi commissionata dalla RSPCA e il primo report di ADI,  il parlamento inglese aveva creato un gruppo di lavoro, il “Circus Working Group”, dove gli esperti delle due parti, animalista e circense, portavano tutta la letteratura scientifica presente e doveva essere giudicata da una Commissione Accademica super partes.

Così l’anno seguente è stato pubblicato The Radford Report citato precedentemente da Friend

Wild Animals in Travelling Circuses: The Report of the Chairman of the Circus Working Group by Mike Radford (October 2007). Defra, London, UK. Available at: http://www.defra.gov.uk/animalh/welfare/pdf/circus-report.pdf.

Nel Report,  la Commissione Accademica aveva concluso che non ci sono abbastanza elementi scientifici per vietare la presenza degli animali del circo, ricevendo aspre critiche dall’RSPCA che aveva finanziato Stephen Harris. 

Per quanto riguarda la review di Harris del 2009 del gruppo editore UFAW su Animal Welfare, non differisce molto dalla review del 2006 commissionata dall’RSPCA dalla quale deriva e non viene indicato nella disclosure, si tratterebbe infatti di un conflitto di interesse, oltre che le conclusioni non sono supportate dagli articoli citati, non rispettando i punti (3) theory-based e (4) evidence-based. Nonostante questo UFAW ha pubblicato sul sito una descrizione dei report di Harris, sostenendo che “ci sarebbero più evidenze rispetto al  Radford Report” per criticare i circhi. In realtà  dal 2006 al 2009 non sono stati pubblicati nuovi studi sui circhi.

GLI STUDI E LE CONFERENZE CONTRO IL SISTEMA DI ISPEZIONE DEGLI ZOO NEL REGNO UNITO

Stephen Harris, oltre che impegnarsi sul fronte circo, si è impegnato anche nel fronte zoo ed ha recentemente pubblicato degli studi finanziati dalla Born Free Fundation:

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C. Draper, S. Harris The Assessment of animal Welfare in British Zoos by Government-Appointed Inspectors  Animals (Basel) 2012, 2(4), 507-528

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C. Draper,W. Browne, S. Harris  “Do Formal Inspections Ensure that British Zoos Meet and Improve on Minimum Animal Welfare Standards? Animals (Basel). 2013 Dec; 3(4): 1058–1072.

 

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Chris Draper, Capo dell’Animal Welfare & Captivity della Born Free Fundation

Chris Draper, primo autore di queste pubblicazioni in riviste open access, è Head of Animal Welfare & Captivity della Born Free Fundation, un’influente organizzazione animalista contraria agli zoo, circhi e pellicce.

Ovviamente secondo gli studi di Draper e Harris, le ispezioni all’interno degli zoo inglesi sono poco chiare nel modo in cui viene valutato il benessere animale (primo studio) e non assicurano che gli zoo garantiscano minimi standard per quanto riguarda il benessere animale (secondo studio) e ritengono necessaria l’implementazione dei sistemi di controllo (entrambi gli studi).

La Born Free Fundation anche con l’ausilio di questi studi ha lanciato la campagna ‘Beyond the Bars’ per proporre dei sistemi indipendenti di ispezione all’interno degli zoo. La British and Irish Association of Zoos and Aquariums (BIAZA) e la European Association of Zoos and Aquaria (EAZA) hanno anche rilasciato un comunicato stampa congiunto, sostenendo che:

“La Born Free Foundation cerca di posizionarsi come ispettore all’interno degli zoo”

e suggerisce che:

“un sistema indipendente non dovrebbe porre come prioritarie le visioni dei gruppi animalisti, che sono ideologicamente contrari agli zoo”

LE “REVIEW”CONTRO LE PELLICCE

Qui ritroviamo di nuovo Stephen Harris, che insieme alla lobbista già menzionata Heather Pickett, ha prodotto un report contro le pellicce:

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The case against fur factory farming: a scientific review of animal welfare standards and ‘WelFur’” finanziato da  “Respect for animals: fighting the international fur trade” un’associazione animalista contro le pellicce. (non pubblicato)

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Mark Glover, direttore di Human Society International e Respect for Animals

Questo documento è stato presentato il  26 novembre 2015 al parlamento europeo durante una conferenza dell’Eurogroup4Animals, dal rappresentante di Humane Society international del Regno Unito,  Mark Glover. 

Glover è stato Wildlife Campagnier di Green Peace in UK ed è stato anche nel board. Ha abbandonato Green Peace  dopo che l’associazione ha abbandonato le campagne contro le pellicce siccome forniva un reddito minimo alle popolazioni indigene del Canada e dell’America fondando Lynx, un’associazione contro le pellicce.

È stato condannato dalla corte di giustizia inglese a risarcire  ben 40 mila sterline per aver prodotto false accuse a carico di un allevatore di animali da pelliccia.

Leeds High Court, 5 November 1992

A seguito del processo l’associazione Lynx e lo stesso Glover sono entrati in banca rotta,  e subito dopo Glover ha fondato Respect for Animals di cui è direttore.

Il report di Harris è stato successivamente impiegato dalle varie associazioni aderenti all’Eurogroup4Animals per fare pressione ai vari governi seguendo lo schema che abbiamo visto precedentemente sulla questione circhi. 

Se prendiamo come esempio il caso italiano, il report è stato tradotto dalla LAV e utilizzato nella campagna #BastaVisoni insieme a “Essere Animali” (associazione che sostiene le liberazioni animali).

Tramite la LAV è stato trasmesso successivamente all’intergruppo Parlamentare Animali italiano. Troviamo infatti questa relazione pubblicata da Silvana Amati (senatrice del PD esponente di rilievo all’intergruppo parlamentare animali) che cita la review di Stephen Harris come documento “scientifico”.

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Il report di Harris inizia sostanzialmente come quello sui circhi: “gli animali non sono domesticati” e cerca di dimostrare di nuovo come la “non domesticazione” sia sufficiente per sostenere che non possa essere garantito il benessere animale.

In realtà è dimostrato scientificamente che gli animali da pelliccia hanno subito un processo di domesticazione.

Secondo il ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti, i visoni d’allevamento sono animali addomesticati e studi dimostrano come il visone americano abbia subito una sorta di selezione indiretta per la mansuetudine, siccome gli esemplari meno stressati avevano più possibilità di riprodursi (questo è un aspetto importante che deve essere preso in considerazione per molti animali che da secoli vivono in cattività, ma di molte specie non esistono ancora degli studi).

A. G. Kizhina et all. (2016) Selection for behavior and hemopoiesis in American mink (Neovison vison) Journal of Veterinary Behavior 17 (2017) 38e43)

I visoni d’allevamento Neovison vison presentano un cervello di dimensioni più ridotte rispetto alle popolazioni presenti allo stato selvatico:

Kruska, D  (1998) Effects of domestication on brain structure and behaviour in mammals, in Human Evolution, III, 6, pp.473-85).

In Nord America gli esemplari d’allevamento liberati o sfuggiti minacciano le popolazioni dei visoni selvatici a causa della contaminazione genetica, perché sono esemplari diversi.  

Bownan, J. et al, (2007) Assessing the potential for impacts by feral mink on wild mink in Canada in “Biological Conservation”, CXXXIX, I-2, pp. 12-18)   

Questo perchè nei visoni allevati la “pressione della selezione naturale” è venuta meno, quindi parlare di animali selvatici è incorretto. Nella review di Harris e Pickett questi fondamentali studi vengono ignorati.

Nel 2014 la già citata UFAW (University of Animal Welfare) ha ospitato una conferenza contro gli animali da pelliccia, in cui vengono ripresi gli argomenti della pubblicazione antecedente. Tra i coautori troviamo di nuovo Mark Glover e di nuovo Chris Draper, Head of Animal Welfare & Captivity della Born Free Fundation.

logoA review of recent research into the welfare of animals kept in fur farms Conference Paper ( June 2014) Conference: UFAW Animal Welfare Conference 2014 presentato da Stephen Harris, Chris Draper, Mark Glover. Conference: UFAW Animal Welfare Conference 2014 – non pubblicato

 

LO STUDIO CONTRO IL SELECONTROLLO DELLO SCOIATTOLO GRIGIO
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L’annosa questione della gestione dello scoiattolo rosso è uno degli argomenti di massima frizione tra i conservazionisti e gli animalisti. Lo scoiattolo grigio è un animale proveniente dall’America, invasivo. Dove c’è lo scoiattolo grigio non c’è più lo scoiattolo rosso autoctono, per diversi motivi: lo scoiattolo grigio è portatore del Parapoxvirus, che uccide gli scoiattoli rossi.

Tompkins DM, Sainsbury AW, Nettleton P, Buxton D, Gurnell J  Parapoxvirus causes a deleterious disease in red squirrels associated with UK population declines (2000). Proc. R. Soc. Lond. B 269, 529–533.

Uno degli strumenti che si utilizzano per tutelare lo scoiattolo rosso è il controllo numerico dello scoiattolo grigio (eutanasia, sterilizzazione, divieto di importazione, eccetera.). Quello che potrebbero fare gli animalisti per fermare i piani di gestione è manipolare l’evidenza scientifica, dicendo che il controllo numerico tramite eutanasia non funziona.

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Graziella Iossa, una delle maggiori coautrici di S. Harris negli studi finanziati dalle associazioni animaliste

Stephen Harris e Graziella Iossa hanno prodotto uno studio finanziato da Advocate for Animals un gruppo animalista contrario ai piani di gestione della fauna selvatica. Questa associazione un tempo era nota come Scottish Society for the Prevention of Vivisection e ora nota come One Kind (anche essa  come l’RSPCA e la LAV fa parte di Eurogroup4Animals).

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L’articolo dello studio è stato poi ripreso in questo articolo dell’Indipendent.

Stephen Harris, Carl D. Soulsbury, Graziella Iossa  Is culling of grey squirrels a viable tactic to conserve red squirrel populations? (2006) Advocates for Animals,. 28 p. – non pubblicato

Nelle dichiarazioni al giornale, Stephen Harris sostiene che non sarebbe contrario la conservazione dello scoiattolo rosso ma “se la conservazione dello scoiattolo rosso dipende dall’uccidere lo scoiattolo grigio, si tratta di un impegno molto costoso. Siccome le evidenze suggerirebbero che questo non funziona, perché sprecare queste risorse?”

In realtà esistono diverse evidenze che i piani di gestione siano efficaci per il controllo numerico (ma non per l’eradicazione):

J. Gurnell, T. Sainsbury, T. Venning Conserving the red squirrel in Thetford Forest. Report for English Nature,(1997). Forestry Commission and the People’s Trust for Endangered Species. English Nature, Peterborough.

E che è possibile destinare delle “aree protette”  designate allo scoiattolo rosso dove viene eradicato lo scoiattolo grigio (strategia primariamente usata in UK)

S. Bertolino, . P. Genovesi. 2005. The application of the European strategy on invasive alien species: an example with introduced squirrels. (2005)  Hystrix, 16 (1): 59-69.

Inoltre la soppressione degli scoiattoli grigi oltre che ridurre la loro presenza, riduce anche l’incidenza del Parapoxvirus:

P. Schuchert, CM. Shuttleworth, CJ. McInnes, DJ. Everest, SP Rushton
Landscape scale impacts of culling upon a European grey squirrel population: can trapping reduce population size and decrease the threat of squirrelpox virus infection for the native red squirrel?( 2014) Biol. Invasions 16, 2381–2391

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Scortecciamento operato dagli scoiattoli grigi

Il controllo numerico degli scoiattoli grigi non è solo legato alla conservazione dello scoiattolo rosso, ma anche alla conservazione degli ecosistemi forestali e sulle attività legate al legname a causa dello scortecciamento operato dagli scoiattoli grigi. Lo scortecciamento infligge delle ferite negli alberi che possono facilitare la penetrazione di insetti, funghi e possono danneggiare severamente la qualità del legno.

Mayle, B., Pepper, H., and Ferryman, M. 2004. Controlling grey squirrel damage to woodland. Forestry Commission Practice Note 4 (Revised), Forestry Commission. Edinburgh.

Recentemente la Red Squirrel Survival Trust (RSST), piattaforma lanciata dal principe del Galles per la conservazione dello scoiattolo rosso, sostiene che sono riapparsi gli scoiattoli rossi in Cumbria, Northumberland e parte del Galles, dopo 20 anni di assenza.
Ma il gruppo Advocate for Animals sostiene che “uccidere e sempre uccidere” e insiste che lo scoiattolo grigio possa coesistere con lo scoiattolo rosso tramite lo sviluppo di un vaccino contro il Parapoxvirus e il cambio della gestione dell’habitat.

GLI STUDI E I REPORT CONTRO LA CACCIA ALLA VOLPE CON I CANI NEL REGNO UNITO

Nel regno Unito, la caccia alla volpe con i cani era un attività venatoria-equestre originatasi intorno al XVI secolo quando, per controllare l’aumento demografico delle volpi che predavano gli animali da cortile e causavano ingenti perdite per l’economia rurale, i contadini le cacciavano con l’aiuto dei propri cani.

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Una decina di anni fa  la caccia alla volpe tradizionale e è stata definitivamente vietata e  i rari casi che coinvolgono caccia alla volpe o presunte tali vengono denunciati e finiscono in tribunale.  In questo divieto hanno giocato un ruolo chiave la cooperazione tra le varie associazioni animaliste e il gruppo dell’Università di Bristol, che produce report, paper e review finanziati dalle stesse.

Con il governo di Theresa May sembrerebbe  ci sia l’intenzione di rimettere in questione il divieto sulla caccia alla volpe.

Proprio nel 2016, quando David Cameron ha indetto il referendum per la Brexit e si è ritirato come Primo Ministro,  La League Against Cruel Sports voleva dimostrare che usare gruppi di cani da caccia in Scozia era crudele e addirittura pericoloso e che portava alla diffusione di malattie infettive, causando ingenti perdite economiche all’industria zootecnica nel Regno Unito.

L’associazione animalista ha dunque finanziato il Professor Harris per dimostrare che la caccia con i cani causava la diffusione della tubercolosi bovina nel Regno Unito. La notizia è poi rimbalzata su varie testate giornalistiche come  il Sunday Times.

CruelSports-20160329120320834Stephen Harris, Jo Dorning Hunting with hounds and the spread of disease, gennaio 2018, report pubblicato e finanziato dalla League Against Cruel Sports.

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Jo Dorning, Post dottoranda che ha pubblicato spesso insieme al prof. S. Harris gli studi finanziati dalle associazioni animaliste. Adesso che S. Harris si è “ritirato” dall’università di Bristol, siamo curiosi di sapere come si evolverà la sua carriera accademica.

Veterinary Record riporta il parere sulla questione da parte dell’APHA (Animal and Plant Health Agency), istituto che si occupa di sicurezza alimentare nel Regno Unito.
” la tubercolosi bovina nei cani causata da Mycobacterium bovis nel Regno Unito è estremamente rara, non esistono evidenze che suggeriscano che i cani giochino un ruolo chiave nella persistenza della tubercolosi bovina in Inghilterra e che la caccia con i cani contribuisca a diffondere la malattia tra i bovini’

Il direttore degli affari esterni dell’Università di Bristol, Alicia O’ Grady, ha confermato che l’articolo è incorretto  e la pubblicazione, non dovrebbe essere attribuita non all’Università ma alla League Against Cruel Sports.

 

 

 

GLI SPONSOR CHE HANNO RESO STEPHEN HARRIS L’ESPERTO DELLE VOLPI

Nel 1989, l’IFAW (International Fund of Animal Welfare), un’influente associazione animalista inglese, ha iniziato un’intensa campagna contro la caccia alle volpi, cervi e lepri con i cani in Inghilterra, Scozia e Galles, formando un’importante coalizione insieme la nota RSPCA (Royal Society of Prevention of Cruelty to Animals) e la League Against Cruel Sports per “The Campaign to Protect Hunted Animals.” (La campagna per proteggere animali cacciati) nel 1996.

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Direttamente sul sito della IFAW viene spiegato come il contributo delle associazioni animaliste sia stato indispensabile per ottenere il divieto della caccia con i cani in Inghilterra.

 L’anno seguente la IFAW , ha fondato  PAL (Political Animal Lobby) che ha finanziato il partito laburista con un milione di sterline per spingere al divieto della caccia alla volpe coi cani in Inghilterra e Galles.
Così il 18 Novembre  2004 è passato Wild Mammals (Hunting with Dogs) Act promosso dal Partito Laburista, e  la caccia con i cani è stata vietata in Inghilterra, Galles entrando in vigore tre mesi dopo, il 18 Febbraio 2005.

Appena due anni dopo Il Protection of Wild Mammals (Scotland) Act 2002 è diventato legge, a seguito delle campagne promosse in Scozia dalla IFAW e dalla League Against Cruel Sports.

In tutto questo tutte le associazioni animaliste sopra menzionate hanno finanziato S. Harris centinaia di migliaia di sterline per produrre numerosi studi scientifici che sono stati successivamente usati per dimostrare ai politici che la caccia alla volpe coi cani sia inutile e dannosa. (esempio RSPCA) ed Harris è diventato l’esperto di volpi che tuttoggi conosciamo, decantato dai media inglesi e internazionali.

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Freedom Of Information Request all’Università di Bristol in merito ai finanziamenti di centinaia di migliaia di sterline ricevuti da Stephen Harris da parte delle associazioni animaliste per i suoi studi dall’anno 2000 all’anno 2010. L’Università di Bristol sta ignorando  le ulteriori e diverse Freedom of Information Request  relative ai finanziamenti ricevuti da Stephen Harris dopo il 2010.

Cos’è una Freedom of Information Request?  Il Freedom of Informaction Act (FOIA) dà il diritto ai cittadini e non di accedere a informazioni tenute da organizzazioni e istituti appartenenti al settore pubblico (quali Università) nel Regno Unito. La risposta deve pervenire entro 20 giorni lavorativi.

Stephen Harris al tempo presenziava i comizi  organizzati dalla League Against Cruel Sports. Simpatizzava per le cause animaliste, tanto che è comparso nei giornali fuori dalla House of Commons il 28 novembre del 1997,  mentre applaudiva Michael Foster, dopo che il parlamentare aveva annunciato la sua proposta di legge per vietare la caccia alla volpe con i cani  nel lontano 1997.

 

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Proprio in quell’anno, poco dopo la seconda Conferenza Tenuta da Michael Foster sulla sua proposta di legge,  Stephen Harris e colleghi hanno pubblicato i primi lavori contro la caccia alla volpe in Inghilterra, curiosamente finanziati dalla IFAW.

100px-IFAW.svg.pngR. McDonald, P. Baker, S. Harris  Is the fox a pest? : the ecological and economic impact of foxes in Britain Electra Publishing 1997, Cheddar,Somerset. finanziata dalla IFAW

 

100px-IFAW.svg.pngP. Baker, S. .Harris How will a ban on hunting affect the British fox population? Electra Publishing, Cheddar,Somerset. finanziata dalla IFAW

 

Queste pubblicazioni sono diventate parte integrante della battaglia contro la caccia alla volpe con i cani in Inghilterra, scritte in modo semplice ma autorevole e fornivano un chiaro messaggio: la caccia alle volpi con i cani non era necessaria ed era addirittura crudele.

 

ANCORA STUDI MANIPOLATI

Il biologo Jonathan Reynolds della Game & Wildlife Conservation Trust (organizzazione non-profit che promuove la conservazione della fauna selvatica in Inghilterra) che ha condotto importanti studi sullo scoiattolo grigio in Inghilterra, ha fatto notare che la prima pubblicazione Is the Fox a Pest?  era stata presentata  dai media come una review sistematica delle pubblicazioni scientifiche esistenti in materia, tuttavia non è stata pubblicata in riviste peer-review e metà delle referenze citate a loro volta sono state pubblicate,  sono comunicazioni verbali o sono lavori senza referenze scientifiche. Secondo Raynolds questo significherebbe considerare l’evidenza di prima classe fornita da studi di natura sperimentale identica a quella di studi di scarsa qualità.

The Game Conservancy Trust ha anche analizzato How will a ban on hunting affect the British fox population?  report scritto da Stephen Harris and Phil Baker,nel quale si sostiene che il controllo delle volpi non ha impatto sul numero totale di volpi, eccetto localmente.  Si tratta del primo lavoro pubblicato che cita le ricerche condotte verso la fine degli anni Ottanta negli Stati Uniti d  Kreeger e colleghi. Stephen Harris e Baker sostenevano che gli studi di Kreegar dimostrassero che la caccia alla volpe con i cani causasse lo stesso livello di sofferenza rispetto alle tagliole e che cacciare una volpe per 5 minuti in uno spiazzo di 10 acri causa lo stesso livello di sofferenza che cacciare gli animali con le tagliole.

 

trapping__Born_Free_USA_Respect_for_AnimalsLe tagliole sono trappole a scatto, dentellate, che normalmente vengono assicurate ad un albero. Sono dispositivi fuori legge, vietate in Inghilterra e Galles da 40 anni. Per le associazioni animaliste l’associazione della caccia con i cani alle tagliole era diventata un’argomentazione vincente.

 

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il veterinario Terry J. Kreeger a fianco di una tigre sedata.  

 

Terry J. Kreeger, un veterinario che si occupa di Fauna selvatica al  Wyoming Game and Fish Department, ha scritto al  Sunday Times smentendo queste argomentazioni: “non esistono evidenze di miopatia nelle volpi inseguite dai cani, non esistono evidenze di danni al cervello, paralisi e morte”.    Kreeger ha poi scritto una lettera aperta al Burns Inquiry (investigazione sull’argomento caccia alle volpi con i cani da parte del Governo), nella quale sosteneva che c’è sempre stato un problema continuo nella manipolazione dei suoi studi, che è cominciato da un sito animalista. Parrebbe che Harris e Baker, invece di leggere i paper di Kreeger direttamente, abbiano copiato direttamente l’interpretazione del sito animalista (www.envirolink.org/arrs/ essays/foxstdies.html. che adesso rimanda a http://www.animalconcerns.org)

 

Terence Kreegar al governo inglese per l’indagine sulla caccia ( Burns Inquiry 2000), qui di seguito. “Kreeger, Terry: Written Submission prepared by

TRADUZIONE: COMITATO DI INDAGINE SULLA CACCIA CON I CANI IN INGHILTERRA E GALLES
Ho recentemente ricevuto un e-mail che allego in fondo al messaggio. Siccome l’informazione si riferisce alle mie ricerche, ho sentito importante correggerla.

L’affermazione che “uno studio americano mostra come cacciare una volpe per 5 minuti in un recinto di 10 acri causa la stessa sofferenza fisiologica che le tagliole. In post-mortem si è visto che le volpi hanno avuto emorragie al cuore e ai polmoni oltre che congestione delle surrenali e reni. Le analisi del sangue hanno mostrato alti livelli enzimatici che riflettono danni tissutali”

QUESTO E’ INCORRETTO. Non ho pubblicato che una volpe inseguita dai cani che causi meno/uguale/più danno rispetto all’essere catturate con le tagliole. Le analisi post mortem sono riferibili solo alle volpi trappolate. Non abbiamo mai pubblicato dati su analisi post mortem eseguiti in volpi inseguite dai cani. Sembra che gli autori abbiano preso dati di volpi catturate con le tagliole e li abbiano assegnati alle volpi inseguite dai cani. Gli unici dati pubblicati riferiti all’inseguimento delle volpi erano una frequenza cardiaca accellerata e un rialzo della temperatura corporea [nota di r: come durante gli sforzi fisici e lo sport] che appaiono nel Canadian Journal of Zoology (vedi sotto).
L’affermazione che le volpi rosse catturate con le trappole sviluppano le classiche risposte fisiologiche relative allo stress, caratterizzate da un aumento della frequenza cardiaca, un aumento degli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, un aumento di certi parametri biochimici e neutrofilia [ndr neutrofilia da stress, la vediamo anche in alcuni gatti in ambulatorio dopo il prelievo ematico] si riferisce solo alle volpi trappolate. Comunque, se il lettore non è in grado di verificare in maniera critica le informazioni, potrebbe sembrare che questi dati si riferiscano anche alle volpi inseguite dai cani.

Questo è stato un problema classico relativo alla manipolazione dei miei dati che sarebbe cominciata con un gruppo anti-caccia americano. Nel sito di questo gruppo vi è stata la prima malinterpretazione dei miei dati dove le volpi trappolate sono state scambiate per le volpi inseguite dai cani. Questo, oltre che essere scorretto, penso sia fatto di proposito.

Personalmente non ho chiara la questione degli UK a parte che provare ad assicurare che la verità oggettiva sia resa nota. Se avete altre domande o informazioni aggiuntive, siate liberi di contattarmi..

Terry J. Kreeger, DVM, PhD, Veterinario di animali selvatici, Wyoming Game and Fish Department

Kreeger,T.J. (1990). Pathological responses of red foxes to foothold traps Journal of Wildlife Management. 54, 147-160

Kreeger, T.J. et al. (1989). Monitoring heart rate and body temperature in red foxes. Canadian Journal of Zoology. 67, 2455-2458

Harris e Baker non sono stati gli unici a commettere questo errore. L’RSPCA e la IFAW  hanno citato Stephen Harris e Baker parola per parola nelle loro comunicazioni per la Burn Inquiry.  La IFAW è stata persino capace di pubblicare sul Sunday Times il 14 novembre 1999 “Foxes may die of stress after escaping hunt”. L’articolo parla di un “nuovo” studio che dimostrerebbe che i livelli di stress delle volpi cacciate dai cani possono essere fatali per le volpi e  mette in bocca a Kreeger e al suo gruppo di ricerca le interpretazioni animaliste dei suoi studi, senza avere l’accortezza di verificare le fonti e chiedere direttamente agli scienziati informazioni in merito alle loro ricerche condotte diversi anni prima.  Così il dr. Kreeger ha scritto al Sunday Times ma la sua lettera non é stata pubblicata, ma una breve smentita è stata pubblicata due settimane dopo.

MANIPOLARE ANCORA E DI PIÙ

 Nonostante le diverse risposte di Kreeger alle varie manipolazioni perpetuate dai gruppi animalisti, Stephen Harris è stato capace di usare di nuovo i dati Kreeger alla conferenza di Portcullis House. Quando John Jackson della Countryside Alliance ha chiesto a Harris se era a conoscenza delle risposte di Kreeger, egli ha risposto affermativamente ed ha aggiunto:
“Ho semplicemente citato esattamente i dati pubblicati ” concludendo, “non ho tratto nessuna comparazione….. Sono stato abbastanza onesto. Nella presentazione della conferenza invece ha scritto  “ i dati limitati presenti sulla tematica mostrano che essere inseguiti da un cane per 5 minuti  (approssimativamente metà del tempo impiegato nella caccia) porta a un considerevole incremento della frequenza cardiaca e temperatura corporea molto più di quanto registrato in ogni altro tipo di attività (Kreeger et al., 1989). Infatti i paramentri che loro hanno registrato erano considerabilmente più alti rispetto a quelli delle volpi catturate con le tagliole. (Kreeger et al., 1990)” Peccato che Kreeger et all non abbiano condotto studi sulle volpi inseguite dai cani.

Alla conferenza di Portcullis House si discuteva se fosse più “umano”sparare alle volpi o cacciarle con i cani. Il Professor Stephen Harris  affermava che sparare fosse di gran lunga superiore in termini di benessere animale.  ‘ Il sistema più diffuso di controllo delle volpi è operato tramite armi da fuoco, una tecnica considerata essere più efficace” . ‘È umana ed estremamente efficace. Si discute sul fatto che ci siano gravi ferite con le armi da fuoco. Ma non esistono evidenze scientifiche su questo ” Ha quindi affermato che lui e colleghi stavano eseguendo degli esami per comprendere le cause di morte delle volpi in Inghilterra. Hanno analizzato 824 volpi provenienti da luoghi diversi, e sono morte per varie cause e solo 5 – lo 0.6 % – mostrava ferite di arma da fuoco.

Stephen Harris e Baker hanno specificato poi che hanno studiato il grado delle ferite a un incontro ospitato dal Partito Laburista a Brighton il  29 settembre 2003. Il meeting era organizzato dalla Campaign for the Protection of Hunted Animals (la coalizione delle associazioni animaliste), nel quale si contestava apertamente i risultati di un progetto di ricerca commissionato dal Middle Way Group il quale suggeriva ci fossero un grande numero di ferite significative causate dalle armi da fuoco nelle volpi.

N. Fox, S. Rivers, N. Blay, A.G. Greenwood, D. Wise “Welfare aspects of shooting foxes: a research project for the All Party Parliamentary Middle Way Group.” (2003)  All Party Parliamentary Middle Way Group, London.

S. Harris contestava i risultati del gruppo e annunciava la sua ricerca, sostenendo che avrebbe dovuto essere pubblicata a breve.

I risultati della ricerca non pubblicata di Harris sono stati comunicati anche in una conferenza stampa organizzata dalla IFAW  chiamata “Welfare Aspects of Shooting Foxes in Britain” e sui media nazionali oltre che su New Scientist.

 100px-IFAW.svgBentley, Baker and Harris. “Welfare Aspects of Shooting Foxes in Britain” School of Biological Sciences, University of Bristol, (2003 ) non pubblicata, non reperibile

 

Il gruppo di Harris ha esaminato 1.763 radiografie di “più di 764 volpi” per vedere segni relativi a ferite di arma da fuoco nelle volpi. Queste volpi sarebbero state ammesse in ospedali dedicati alla fauna selvatica  ‘”in tutta Inghilterra e parte del Galles” [senza specificare quali, quante radiografie ha ricevuto da ognuno e che tipo].
Stephen Harris e colleghi avrebbero scoperto che 6 volpi presentavano pallottole di carabina, 2  di fucile e 12 di pistole ad aria compressa.

Stando al sommario della IFAW: ” Un totale di  80.000 volpi sono state uccise da armi da fuoco ogni anno. In aggiunta,  meno di 4.000 sono ferite con carabina e 1.330 con i fucili. Sorprendentemente, il piú grosso problema secondo queste ricerca è costituito dalle pistole ad aria compressa  e che  circa 8.650 volpi vengono  ferite  ogni anno.  Quindi conclude che :  ” la precentuale di ‘prevalenza del numero totale di volpi (che presentano proiettili o  di fucili , rifle bullets and airgun pellets were 0.9 per cent, 0.3 per cent and 2.0 per cent respectively.’

Bisogna considerare il fatto che quando un veterinario esegue una radiografia, la fa della zona di interesse (arti, testa, torace o addome) e che la presenza di un proiettile è spesso un reperto accidentale: se una volpe fosse portata in un ospedale che si occupa di fauna selvatica per una frattura ad una gamba, la radiografia comprenderebbe due visioni perpendicolari della gamba (o più), non di altre parti del corpo che quindi non sarebbero registrate. Difficile poi che si eseguano radiografie in esemplari deceduti! Questo studio è molto scadente.

 S. Harris (e IFAW) concludono che ” per ogni volpe ferita, 16 sono uccise dai cani” Questo significherebbe che  223.680 sarebbero uccise ogni anno dai cani, cioè la metà delle volpi stimate al tempo in Inghilterra e Galles!

 

Una lettera di aspre critiche da parte Stephen Harris al Middle Way Group è stata pubblicata su Animal Welfare e altre critiche sono state pubblicate sui giornali.

logoBaker, P.J. & Harris, S. (2005) Shooting in the dark. Animal Welfare, 14, 275-278.

Harris e colleghi definiscono lo studio del Middle Way Group (persino il dr.Fox!) di essere completamente ignoranti in materia.

 

Durante il settembre 2003 lo studio del Middle Way Group era un report non ancora pubblicato. È stato in a shorter form for publication in Animal Welfare in April 2004. It was then sent out for peer review. Uno dei peer reviewers era Stephen Harris, il quale report critico è stato rifiutato dall’editorial board  e il paper è stato pubblicato nel Maggio del 2005.

logoN. Fox, S. Rivers, N. Blay, A.G. Greenwood, D. Wise, E. Potapov Wounding rates in shooting foxes (Vulpes vulpes).Animal Welfare (2005) , 14, 93-102.

A seguito della pubblicazione, Baker e Harris hanno risposto nuovamente con aspre critiche pubblicate su Animal Welfare:

logoBaker, P.J.& Harris, S. (2006) Still shooting in the dark. Animal Welfare, 15, 89-90.

 

Ovviamente lo  studio di Fox et all non era  perfettissimo perché sparare dei target piuttosto che volpi vive non sarebbe l’ideale dal punto di vista sperimentale, ma ovviamente non esistono alternative ragionevoli.

Esisteva inoltre un altro studio danese il quale dichiarava che nel  25 % di 143 delle volpi di campagna  esaminate (comparate con il $% di 48 volpi urbane)  sono stati rinvenuti dei piombini.

J.Bertsden  Shooting of game/crippling/wounding, (ed) Ministry of Environment and Energy, Denmark, 1999.

 

 

 

Il 2001 è stato un momento decisivo per la carriera di S. Harris e colleghi. Dopo l’epidemia della malattia mano-piede-bocca il Professore Harris ha prodotto un report finanziato dalla IFAW e dalla RSPCA, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica di Nature sotto il nome della Mammal Society, di cui al tempo Harris  era chairman.

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PJ. Baker, S. Harris,  CC. Webbon “Effect of British hunting ban on fox numbers”. (2002) Nature 419, 34.

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In questa pubblicazione si sosteneva che il divieto di caccia alla volpe non avrebbe avuto effetto sul numero delle volpi. Durante il 2002 era stata sospesa la caccia con i cani e non ci sarebbe stata nessuna variazione nel numero di volpi comparata con l’anno precedente. Si sostiene anche che – senza fornire evidenza scientifica di ciò – non siano aumentate altre forme di selecontrollo delle volpi e che quindi non servirebbe aumentare altre forme di controllo numerico nel caso venga vietata la caccia alla volpe con i cani.

Il censimento delle volpi è stato fatto tramite conta fecale  e lo studio era stato fortemente criticato dal gruppo della Game Conservancy Trust e dell’Università di Oxford University a causa della carenza di rigore statistico e per il fatto che non sia stata considerata la variazione regionale.

NJ Aebischer, SE Baker, PJ.  Johnson, DW. Macdonald,  JC. Reynolds  Ecology: Hunting and fox numbers in the United Kingdom Nature. 2003 May 22;423(6938):400.

Il metodo della conta fecale è buono ma nei censimenti andrebbero combinati più metodi, per esempio il pellet, il fototrappolaggio e software che analizzano il fenotipo degli animali.

Il l gruppo della Durrell Institute of Conservation and Ecology dell’Università del Kent ha scritto a Nature in risposta allo studio di Harris, sostenendo che la caccia alla volpe era importante non tanto per ridurre il numero delle volpi ma per altri due motivi principali:
1) con un divieto della caccia alla conservazione degli habitat ricchi di biodiversità quali foreste e il sottobosco operata dai proprietari terrieri implicati nella caccia, entrerebbe in declino.
2) la tolleranza dei proprietari terrieri nei confronti delle volpi declinerebbe, accrescendo la loro persecuzione anche operando metodi meno umani per ridurre il numero delle volpi (si veda l’aumento di presunti casi di caccia illegale denunciati dalle associazioni animaliste)

N. Leader-Williams, T. E. E. Oldfield, R. J. Smith, ,M. J. Walpole “Science, conservation and fox-hunting” (2012) Nature 419, 878

La traduzione qui di seguito:

Molte evidenze della tematica concernente la caccia alle volpi con i cani sono speculative, basate su questionari, o contraddittorie, in modo particolare quelle presentate da speciali gruppi di interesse.

Nel recente studio eseguito presso l’Università di Bristol  (P. J. Baker, S. Harris & C. J. Webbon, Nature 419, 34; 2002) è notevole il tentativo di approccio sperimentale. Baker et al. avrebbero scoperto che una temporanea cessazione della caccia alle volpi in Inghilterra durante l’epidemia di afta epizootica del 2001, non ha avuto impatto nella densità delle volpi ed ha concluso che un divieto permanente della caccia alle volpi non dovrebbe  risultare  in una crescita importante del numero delle volpi. Inoltre i veicoli a motore contribuiscono molto all’uccisione delle volpi nell’Inghilterra, contando ben il 25% delle morti. La caccia coi cani contribuisce solo al 6.3% delle 400.000 volpi uccise annualmente.

Più di 5 volte superiore a quelle uccise tramite catture e fucilazioni nelle aree di caccia di pianura. (L. Burns, V. Edwards, J. Marsh, L. Soulsby & M. Winter. Report of the Committee of Inquiry into Hunting with Dogs in England and Wales, Stationery Office, London; 2000; http://www.huntinginquiry.gov.uk). Quindi la caccia alle volpi non sarebbe un metodo di controllo efficace.
In realtà questi dati suggeriscono che la caccia alle volpi provvede un off-take sostenibile, che rappresenta una forma tradizionale di conservazione basata sulle comunità. Queste attivita’ migliorano la tolleranza locale nei confronti della fauna selvatica e mantengono la biodiversità  senza regolamentazioni statali o l’impiego ricorrente di fondi pubblici. Il governo inglese ha finanziato diversi progetti in paesi in via di sviluppo e deve impegnarsi alla stessa maniera in  Inghilterra, in quanto firmatario della Convenzione per la Biodiversità.La difesa della caccia alla volpe sulla base della conservazione della biodiversità poggia su due principali effetti relativi al divieto: prima di tutto ia conservazione degli habitat ricchi di biodiversità quali foreste e il sottobosco operata dai proprietari terrieri implicati nella caccia, entrerebbe in declino. In secondo luogo la tolleranza dei proprietari terrieri nei confronti delle volpi declinerebbe, accrescendo la loro persecuzione anche operando metodi meno umani per ridurre il numero delle volpi. I proprietari terrieri potrebbero ridurre la densità delle volpi attraverso l’utilizzo di fucili e trappole (M. Heydon & J. Reynolds, J. Zool. 251, 265; 2000), e quindi prevedere dei cambiamenti dopo il divieto rimarrà problematico.

Il migliore metodo per prevedere cosa succederà sarebbe creare un approccio tentato da  Baker et al. imponendo il divieto di caccia a medio-lungo termine in alcune aree scelte a caso, conducendo ricerche finanziate indipendentemente sugli effetti che causa in un range di fattori diversi.  Questo cambiamento graduale potrebbe soddisfare le recenti raccomandazioni di Lord Burns di non precipitarsi a vietare la caccia alle volpi. Nonostante questo approccio abbia dei difetti, siamo sicuri che, se pianificato in modo accorto, potrebbe essere in grado di fornire delle basi scientifiche più solide rispetto alle evidenze esistenti per eventuali legislazioni in materia.
L’importanza per la conservazione è stata ribadita in comunicazioni più recenti”

L’importanza per la conservazione e la biodiversità è stata ribadita in comunicazioni più recenti:

Oldfield TE, Smith RJ, Happor SR, Leader-Williams N. “Field sports and conservation in United-Kingdom” Nature volume 423, pages 531–533 (29 May 2003)

E in vari studi:

J.A Ewald, S.E. Callegari, G.G. Kingdon, N.A. Graham, Fox-hunting in England and Wales: its contribution to the management of the woodland and other habitats. Biodiversity & Conservation Dec 2006, Volume 15, Issue 13, pp 4309-4334

 

Nel 2004,  S. Harris ha condotto un altro studio, pubblicato nel  Journal of Applied Ecology, finanziato dalla IFAW. Il report, di nuovo utilizzando il metodo della conta fecale, dichiara di fornire un numero accurato di volpi presenti in Inghilterra.

100px-IFAW.svgC. C. Webbon, PJ. Baker, S. Harris  “Faecal density counts for monitoring changes in red fox numbers in rural Britain” (2004) Journal of Applied Ecology 41, 768–779

Il punto principale era la comparazione del numero totale di volpi esistenti alla fine di ogni inverno  (circa 258.000) con il numero di volpi uccise nella caccia con i cani   (20- 25.000) concludendo che il sistema di controllo numerico era irrilevante. I report ignorano il fatto che la caccia con i cani è uno strumento di gestione nella fauna selvatica, nella quale è più importante la selettività (cioè dove e perchè) più che il numero totale di animali uccisi.

Intanto il 18 Febbraio 2005 era entrata in vigore la legge contro la caccia con i cani in Inghilterra.

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L’annuncio del Wild Mammals (Hunting with dogs) bill al Parlamento. Il parlamentare Kevin McNamara, promotore della proposta di legge e vice presidente della LACS (League Against Cruel Sports) il professore S. Harris, e i parlamentari Michael Foster e Jackie Ballard (promotori della proposta di legge)

DOPO IL DIVIETO DELLA CACCIA ALLA VOLPE

Nel gennaio del 2006, Professor Harris e Philip Baker hanno pubblicato un altro studio pubblicato nel  European Journal of Wildlife Research,  che suggeriva che non c’era nessuna evidenza che dimostrasse che uccidere volpi nelle piantagioni commerciali e che le “restrizioni dell’uso dei cani per controllare le volpi non risultano in un aumento del numero delle volpi”

100px-IFAW.svgBaker, PJ; Harris, S. Does culling reduce fox (Vulpes vulpes) density in commercial forests in Wales, UK?  European Journal of Wildlife Research, Vol. 52 (2), 06.2006, p. 99 – 108.

Nel giugno del 2006, IFAW ha pubblicato un report intitolato “Dopo la caccia – Il futuro delle volpi in Inghilterra” scritto dal Professor Stephen Harris, Piran White e Philip Baker, un sommario delle “nuove scoperte scientifiche”.

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PJ Baker, S. Harris, P.C.I. White, P.C.L. After the hunt – the future for foxes in Britain.(2006) International Fund for Animal Welfare, London.

Durante la sua pubblicazione, l’IFAW ha affermato che “come il report dimostra, l’evidenza scientifica suggerisce che il numero delle volpi in Inghilterra si autoregola ed é stabile e il divieto conferma questa osservazione.

 

A dieci anni dal divieto i censimenti  suggeriscono che il numero totale di volpi  nel Regno Unito stia declinando vertiginosamente mentre sia quadruplicato in ambito urbano.

Le cause di ciò sono ancora ignote ma è probabile che giochi un ruolo fondamentale la riduzione della biodiversità la quale causa una riduzione delle risorse trofiche.

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 LA SCIENZA NON SI PROSTITUISCE ALL’IDEOLOGIA

Stephen Harris ha giocato e gioca tuttora un ruolo chiave nel dare un autorevolezza scientifica alle battaglie animaliste. Le sue ricerche sono state presentate alle varie conferenze politiche, congressi, audizioni pubbliche e hanno influenzato e stanno influenzando le decisioni politiche sia nel Regno Unito che a livello internazionale grazie all’Eurogroup4Animals. (Si veda per esempio le review sui circhi e sulle pellicce e molto probabilmente quella degli scoiattoli grigi in futuro).

Chiudiamo l’articolo con un monito: per quanto le associazioni animaliste si prodighino di finanziare studi che avvallino le loro teorie, la scienza è cumulativa e progressiva. Un corpo di conoscenze in continua evoluzione, per cui se le nuove ricerche contraddicono le precedenti, esse vengono scartate. L’unico modo per evitare questo è finanziare per sempre degli scienziati che producano studi che avvallino le proprie tesi, nella speranza che non vengano scoperti e soprattutto che non perdano la cattedra.

 

 

 

 

 

 

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2 thoughts on “Scienziati venduti all’animalismo? Lo strano caso di Stephen Harris

  • Harris è soltano un bravissimo manipolatore e lo sanno tutti e mi piacerebbe sapere quanto è stato pagato dalle associazioni animaliste per manipolare tutto

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  • Ho chieso le relazioni scientifiche alla fnovi e mi hanno detto che loro si sono basati su Harris che non ha mai messo il piede in nessun circo. Lo trovo scandaloso

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