I veterinari che non c’entravano con Green Hill
La LAV affermò che tre veterinari, presidenti di diverse associazioni, sarebbero stati consulenti di Green Hill. I presidenti di tre importanti associazioni di medici veterinari come consulenti di un’azienda privata?
Si trattava in particolare di:
- Dr. Marco Melosi, presidente dell’ANMVI – Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani;
- Dr. Massenzio Fornasier, presidente della SIVAL – Società Italiana Veterinari Animali da Laboratorio;
- Dr. Gianni dal Negro, l’allora presidente dell’AISAL – Associazione Italiana per le Scienze degli Animali da Laboratorio
La LAV sosteneva che Green Hill li avesse nominati come difensori dell’allevamento, e guarda caso tutto ciò avveniva in concomitanza alla pubblicazione di un “Appello al presidente della Repubblica: salvaguardi la ricerca” da parte proprio dell’ANMVI: “Ci appelliamo alla Presidenza della Repubblica, affinché il Parlamento possa legiferare senza intimidazioni e il dibattito all’interno della società civile rientri nell’alveo della democrazia e del rispetto dei valori della Costituzione”, scrivevano Melosi e Fornasier.
È curioso anche un post, pubblicato su Facebook proprio dal presidente LAV Gianluca Felicetti nell’ambito della vicenda. In un commento, scriveveva “faremo di più”. Che intendesse proprio l’intenzione di divulgare notizie false con lo scopo di screditare quelle persone? E soprattutto: cosa è successo, dopo?
La pagina Facebook “Contro Green Hill”, del coordinamento Fermare Green Hill (sempre dei “soliti noti”, protagonisti anche dell’irruzione nel dipartimento di Farmacologia di Milano),ha pensato di colpire direttamente i veterinari, e soprattutto il dottor Melosi, diffondendo foto, numero di telefono e residenza. Offeso e minacciato di morte a seguito delle falsità diffuse sul suo conto, Melosi ha rilasciato diverse dichiarazioni ai giornali: “Gli animalisti mi stanno massacrando umanamente e professionalmente ma stanno distruggendo anche la mia famiglia”.

Ovviamente, La LAV si guarda bene dall’invitare direttamente a boicottare l’attività, insultare, perseguitare e minacciare di morte: si limita “semplicemente” (ipse dixit) a diffondere i nomi delle strutture e delle persone che sembrerebbero ostacolare il perseguimento dei suoi obiettivi. Non si capisce bene a cosa serva diffondere questi nomi ma le conseguenze sono più che evidenti. A noi come – crediamo – a loro.